Andare d'accordo con la persona che ti sta accanto non è semplice.
Puoi cercare di amalgamarti quanto vuoi, ma si resta sempre. due individui distinti
Per fortuna.
Cercare di andare d'accordo su tutto non sempre è una buona soluzione, il non voler discutere porta all'annullamento di uno dei due e non va assolutamente bene.
Siamo individui singoli e per questo unici, il voler piegare se stessi, i propri desideri od il proprio carattere non va bene, prima o poi ci si sveglia da quel sogno in cui si pensava di vivere e si vede ciò che è realmente:
una gabbia dorata che ci siamo costruiti illudendoci di vivere serenamente e tranquilli.
Mi chiedo dunque cosa sia più importante: vivere una parvenza di serenità in cui in fin dei conti riusciamo diplomaticamente a trovare il compromesso su tutto o tirar fuori il carattere e la grinta imponendo il nostro modo di pensare anche a scapirto di chi ci sta vicino.
L'ottimale è la via di mezzo, ma purtroppo nulla è ottimale e nulla va bene per sempre .
Faccio andare avanti le cose fino a quando ci va bene, poi se mi vengono toccati alcuni punti che ritengo importanti, spazi, amici o filosofie di vita allora inizio a rispondere. Prima medio, poi medito ed infine mi rifaccio con gli interessi.
Poche cose nella vita ritengo siano importanti e fondamentali, una volta avevo idee diverse, ora sono cambiato e devo dire basta ad alcuni modi di comportarsi di persone vicine.
Se mi vengono toccate le persone o le cose che ritengo importanti allora reagirò, con la forza necessaria, per ora non serve ma non accetterò il compromesso tacitamente per non discutere illudendomi di aver raggiunto uno stato di serenità da cui sono ben lungi dall'avere.
Basta con la diplomazia ad ogni costo, basta accontentare sempre gli altri e non vivere la vita come la sento bruciare dentro.
IO sono il mago ed IO sono padrone del mio destino, nessun altro.
domenica 18 luglio 2010
venerdì 18 giugno 2010
Vento e sabbia
Oggi il vento soffiava forte,
il mare era molto mosso.
In spiaggia non si poteva stare,
e da solo non volevo andare.
Un'antica città siamo andati a visitare
una storia di pirati ho iniziato a pensare.
il mare era molto mosso.
In spiaggia non si poteva stare,
e da solo non volevo andare.
Un'antica città siamo andati a visitare
una storia di pirati ho iniziato a pensare.
domenica 13 giugno 2010
Vacanze
Image via Wikipedia
Tempo di vacanze che si avvicina.Bello mi verrebbe da pensare che finalmente mi fermo, smetto di lavorare e mi rilasso per un po'
Ma andrò in spiaggia per fortuna non ci sarà la bolgia di altre spiagge, ma io ODIO la spiaggia, il caldo il mare.
Avrei voglia di un luogo tranquillo ed isolato dal mondo. dove rilassarmi e riposare.
Spero di trovare il tempo e lo spazio per farlo anche al mar.
i luoghi non mancheranno di sicuro.
Buone vacanze
giovedì 15 aprile 2010
Piove sul bagnato
Dalla mia Torre guardo il mondo sottostante e vedo.
Vedo che piove ancora sui campi già allagati
Vedo la fatica di chi deve andare avanti in mezzo a mille fatiche e, quando vede la luce qualcuno o qualcosa gliela allontana.
Vedo gente che soffre per i tradimenti e le cattiverie degli altri.
Vedo i ricchi che banchettano sui corpi dei poveri.
Vedo i fanciulli che sono vittime innocenti degli errori dei propri padri e delle crudeltà cui vengono sottoposti invece di permetter loro di giocare senza altri pensieri.
Vedo e chiudo gli occhi perchè non voglio più vedere.
Poi li riapro e sento che la soluzione non è questa.
Posso vedere
Posso capire cosa si deve fare.
Ho il potere della magia per farlo
Dall'alto della Torre ho preso una decisione:
anche se la mia anima oscura potrà non essere d'accordo
L'unica soluzione è aiutare chi ci sta vicino,
senza un fine che non sia l'altruismo, l'affetto e l'amicizia.
O la semplice condivisione del poco che abbiamo.
Alle volte anche una parola, un abbraccio, può aiutare.
Tu che sei mio amico sappi che la porta della Torre sarà sempre aperta per te.
Vedo che piove ancora sui campi già allagati
Vedo la fatica di chi deve andare avanti in mezzo a mille fatiche e, quando vede la luce qualcuno o qualcosa gliela allontana.
Vedo gente che soffre per i tradimenti e le cattiverie degli altri.
Vedo i ricchi che banchettano sui corpi dei poveri.
Vedo i fanciulli che sono vittime innocenti degli errori dei propri padri e delle crudeltà cui vengono sottoposti invece di permetter loro di giocare senza altri pensieri.
Vedo e chiudo gli occhi perchè non voglio più vedere.
Poi li riapro e sento che la soluzione non è questa.
Posso vedere
Posso capire cosa si deve fare.
Ho il potere della magia per farlo
Dall'alto della Torre ho preso una decisione:
anche se la mia anima oscura potrà non essere d'accordo
L'unica soluzione è aiutare chi ci sta vicino,
senza un fine che non sia l'altruismo, l'affetto e l'amicizia.
O la semplice condivisione del poco che abbiamo.
Alle volte anche una parola, un abbraccio, può aiutare.
Tu che sei mio amico sappi che la porta della Torre sarà sempre aperta per te.
venerdì 26 marzo 2010
Finalmente arrivano le elezioni.
Anche quest'anno i trasporti ridurranno le corse perchè gli mancherà il personale impegnato nei seggi.
Anche quest'anno gli studenti perderanno giorni di scuola, forse saranno gli unici ad essere contenti.
Anche quest'anno ci hanno sommersi di lettere, proposte, "santini" e si sono riempiti la bocca di belle parole.
Non so se è la nebbia che mi mette di cattivo umore ma non riesco ad essere positivo pensando all'incognita che ci attende.
Ad un amico che presentava il suo candidato ho risposto:
"beato te che ci credi, secondo me non cambierà nulla."
Penso di averlo affossato. Ma che ci posso fare, forse son diventato cinico o semplicemente non mi fido di coloro che non lavorano per la
RES PUBLICA
ma per il loro tornaconto.
Politici di razza, che lavorano per il bene comune ce ne sono pochi, troppo pochi.
Buon voto comunque.
Tanto poi ci sarà la solita polemica post voto.
venerdì 19 febbraio 2010
Pioggia
sabato 16 gennaio 2010
Rabbia
Delle volte mi chiedo perchè certe giornate devono andare in questo modo:
Mentre faccio colazione squilla il cellulare, un cliente mi chiama per un'emergenza, finisco la colazione rabbioso, speravo fosse un sabato tranquillo, a casa con le persone con cui sto bene, con una cucciola che vedo poco.
Mi muovo, vado a casa del cliente concludendo che l'elettrodomestico è da buttare. Quindi cliente insoddisfatto ed io deluso e rabbioso.
Torno a casa con l'idea di un pranzo in tranquillità, poi passerà la mia migliore amica a prendere il caffè e fare una chiacchierata. Già la giornata inizia ad assumere una visione migliore.
Mentre faccio colazione squilla il cellulare, un cliente mi chiama per un'emergenza, finisco la colazione rabbioso, speravo fosse un sabato tranquillo, a casa con le persone con cui sto bene, con una cucciola che vedo poco.
Mi muovo, vado a casa del cliente concludendo che l'elettrodomestico è da buttare. Quindi cliente insoddisfatto ed io deluso e rabbioso.
Torno a casa con l'idea di un pranzo in tranquillità, poi passerà la mia migliore amica a prendere il caffè e fare una chiacchierata. Già la giornata inizia ad assumere una visione migliore.
E invece no !
Lei mi chiama che ha un impegno improvviso e non può passare. Peccato, non mi resta che finire di pranzare e poi mettermi al lavoro nel mio laboratorio.Non è colpa di nessuno, è il Fato che si mette in mezzo, ma questi non sono problemi veri, sono solo dei sassolini che ti rovinano la giornata.
I problemi importanti sono altri, ma delle volte anche cinque minuti di relax fanno piacere?
Che dire se non che certe mattine sarebbe meglio restare a letto e manco alzarsi?
Vabbè andiamo a lavorare.
lunedì 4 gennaio 2010
Raistlin e gli amici perduti
Premesse al racconto
Quello che segue è un racconto liberamente ispirato alla Saga di Dragonlance, i personaggi, i loro caratteri e le situazioni sono state liberamente adattate dall’autore alle proprie necessità. Avviso quindi i puristi della saga in questione che il racconto non è da ritenersi in linea con i fatti e i personaggi descritti dagli autori Margaret Weis e Tracy Hickman. Tutti i diritti d'autore dei nomi, luoghi ed immagini inserite sono da ritenersi esclusiva proprietà degli autori e della casa editrice TSR.
Dopo tali premesse vi auguro una buona lettura.
Sulla città di Palanthas la pioggia cadeva constante da ore, lungo le strade non vi era nessuno, i tetti scaricavano acqua sulle strade e le piazze lastricate trasformandole in fiumi d’acqua. Nessuno usciva per strada se non ne fosse stato obbligato in quella notte invernale.
Alla periferia della città il rumore della pioggia era attutito dalle foglie degli alberi e dall’erba bagnata. La Grande Torre si stagliava nera nella notte, solo una finestra era ancora illuminata e dietro ad essa un uomo, avvolto nella propria veste nera, osservava quella città che considerava come una sua proprietà.
L’uomo, dalla pelle dorata osservava le strade deserte, fino al giorno prima piene di gente che festeggiava la fine dell’anno.
Il grande arcimago si ritrovò a pensare con un sorriso sarcastico a quelle persone che avevano festeggiato, avevano sogni e speranze nel nuovo anno mentre lui non poteva permettersi simili distrazioni. Si girò a guardare il caminetto alla parete che scoppiettante scaldava la stanza e si ritrovò a pensare a quello che era accaduto di recente.
I pensieri tornarono agli anni in cui vagava per il continente con i suoi amici durante il periodo della guerra. Poi rivide gli anni passati a studiare nella Torre di cui era entrato in possesso per poi muoversi da solo per il continente alla ricerca di alcuni segreti che doveva svelare.
Aveva perso molti amici negli anni, semplicemente divisi dalla vita, ognuno per la propria strada, ognuno con i propri impegni e i lavori. Lui aveva i suoi studi, altri le loro guerre da combattere. Alcuni avevano la giustizia da difendere ed in alcune occasioni li aveva ritrovati come nemici. Nessuno avrebbe potuto dire cosa avrebbe riservato il futuro ad ognuno di loro, solo gli dei ma loro non parlavano con gli uomini, non direttamente almeno.
Da quando la compagnia si era divisa frequentava saltuariamente alcuni di loro e si ritrovavano solitamente alla Locanda dell'Ultima Casa. L’ultima volta, poco tempo prima si era ritrovato con Flint, il nano, Gilthanas, il principe elfo e la sua donna Silvara, l’elfa Kaganesti.
Un tuono lo destò dai propri pensieri e l’uomo si avvicinò lentamente alla finestra, nella stanza solo lo scoppiettare del fuoco produceva rumore, e il frusciare della veste nera ricoperta di simboli argentei era come una musica per le sue orecchie.
Un lampo squarciò la notte e fu allora che lo vide: un drago rosso si stava avvicinando alla torre, incurante della pioggia e dei lampi, anzi sembrava traesse piacere nel volteggiare con quel tempo.
“Solo lei può godere nel volare con un tempo simile” Disse ad alta voce rivolto al vuoto della stanza. Senza voltarsi spostò, con il semplice gesto di una mano, due pesanti poltrone avvicinandole al camino e coprì, allo stesso modo, una sfera verde poggiata sulla grande scrivania posta dinanzi alla libreria dello studio.
Dopo poco sentì aprirsi la porta dello studio, dei passi leggiadri lo avvisarono che l’ospite era arrivato.
“Prenditi quel mantello appoggiato alla parete, è asciutto, almeno eviterai di prenderti un malanno.”
Non si era ancora voltato, e non aveva intenzione di farlo, non ancora almeno.
“Ti ringrazio mio caro amico, dalla terrazza alla porta delle scale mi sono bagnata fino alle ossa. Ti sembra il modo di accogliermi? Nemmeno ti volti per salutarmi?” La voce della giovane era scossa dai tremiti di freddo.
“Sicuramente indossi una delle tue solite vesti leggere, che con tutta quell’acqua sarà divenuta quasi del tutto trasparente, se non del tutto.” Ribatté il mago con sarcasmo feroce senza voltarsi.
“Oh, hai ragione.” La sentì prendere il mantello, coprirsi e poi sedersi dinanzi al fuoco. “Adesso sono coperta, puoi girarti.” Riprese lei ridacchiando felice.
Una debole risata fece eco a quell’affermazione, quindi l’arcimago si girò verso di lei esibendosi in un teatrale inchino, tra il frusciare della veste nera come la notte.
“Mia cara amica, sei la benvenuta nella mia torre, come sempre.”
Poi, lentamente andò verso l’altra poltrona, posta dinanzi a quella già occupata.
I due si fissarono negli occhi, la ragazza si alzò in piedi e guardandolo dal basso lo abbracciò, i due si scambiarono un caloroso abbraccio, era molto tempo che non si vedevano e si divisero mentre lei rideva fissando le macchie di acqua che i suoi capelli avevano lasciato sulla veste nera dell’amico.
Un sorriso spuntò quasi per caso su quel volto d’orato per poi aprirsi in una risata sincera, era raro veder ridere quell’uomo, da molti descritto come uno dei più malvagi arcimaghi esistiti su Ansalon. La giovane sapeva che non era poi così cattivo come lo descrivevano, con lei era sempre stato comprensivo e disponibile da quando si erano incontrati di nuovo, per caso avrebbero pensato altri, ma nessuno dei due credeva al caso.
Mentre bevevano un vino caldo e speziato lui la guardò ancora incredulo, quella giovane donna, che anni prima aveva amato era un drago rosso, ed ora erano seduti nel suo studio a bere come due buoni amici. Lei lo scoprì a sorridere sarcastico e, inarcando un sopracciglio, gli chiese:
“Di cosa stai ridendo Raist?”
“Del destino, adesso posso ben dire che sei la mia migliore amica. Non avrei mai pensato che avremmo potuto ritrovarci in questa situazione.”
“Hai ragione.” gli rispose pensierosa “A volte il destino è beffardo, ma quel che importa per me è che tu sei il mio migliore amico. Tra gli uomini sei l’unico con cui riesca a parlare di ogni cosa.”
Dopo aver bevuto nuovamente lei riprese sovrappensiero.
“Gli altri li hai più visti?”
“Si, certo, recentemente ho rincontrato Flint, Gilthanas e Silvara. Stanno bene e mi hanno detto di salutarti calorosamente se ti avessi visto.”
Lei rise di gusto a quell’affermazione
“Sarai un arcimago dalle vesti nere, ma sei un pessimo bugiardo. Al massimo ti avranno detto di salutarmi.”
Lui annuì pensieroso. “Si, esattamente quello che intendevo.”
I due rimasero dell’altro tempo a parlare del passato, degli amici che avevano perso e di quelli che avevano visto separatamente. Poi si alzarono e lei, ormai asciutta, lo abbracciò nuovamente. Dopo essersi scambiati due baci sulle guance si salutarono e lei appese il mantello al chiodo vicino alla porta per poi salutarlo con un cenno della mano.
“A presto, spero.”
“A presto, ci teniamo in contatto con il solito metodo.”
“Si si certo. A proposito, potresti farti costruire una tettoia sulla terrazza, così la prossima volta che atterrerò non mi bagnerò come un cucciolo appena nato.”
Senza attendere risposta la donna si voltò e scomparve oltre la porta aperta in un vaporoso movimento della sua fluente chioma rosso fuoco.
Rimasto solo nella stanza Raistlin si voltò nuovamente verso la finestra a fissare il cielo fino a quando non vide la sagoma del drago rosso giocare nuovamente tra i lampi e la pioggia.
Se il suo infedele apprendista fosse stato presente si sarebbe stupito dal sentirlo ridere di gusto. Per poi parlare verso quell’imponente essere che non lo poteva sentire.
“Rimarrai sempre la bambina che ama danzare sotto la pioggia.”
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domenica 3 gennaio 2010
sabato 2 gennaio 2010
Spiriti Affini
mbri ancor quel tempo lontano
in cui per la prima volta ci dem la mano?
Quell'incontro non fu casuale, ma predestinato
il nostro corpo è nel presente ma l'amore è per il passato.
Troppo tempo abbiam perduto
dall'anno in cui mi hai conosciuto
Quindici anni fa
avevo un'altra mentalità
ma una cosa l'avevo capita
eravamo legati per tutta la vita.
In questi ultimi anni ci siamo riavvicinati
e finalmente incontrati.
Molto abbiamo parlato
ed ognuno dell'altro ha imparato.
Di erbologia appassionata
e di arpa sei dotata
mi sei complementare
se aggiungo che di scherma sai tirare.
Se fossi nata in un'epoca passata
una barda saresti stata.
Quando t'ho sentita piangere per amore
il mio cuore ha condiviso il tuo dolore
Quale incantesimo avrei pronunciato?
Uno consolatore od uno per dannare il traditore?
Il mio spirito oscuro aveva già deciso
ma sapevo che tu non lo avresti condiviso
in silenzio son restato
ed a consolarti ho pensato.
Se dell'abbraccio dell'altro abbiam bisogno
chi ci viene incontro è solo il sogno.
Quando avrai bisogno di me
io ci sarò sempre per te.
No devi più aver paura
la notte non sarà mai più così scura.
Il mio bastone la tua strada illumninerà
finchè la tua vita gioia troverà.
Presto ci ritroveremo in quei celtici giardini
per riunire i nostri spiriti affini.
in cui per la prima volta ci dem la mano?
Quell'incontro non fu casuale, ma predestinato
il nostro corpo è nel presente ma l'amore è per il passato.
Troppo tempo abbiam perduto
dall'anno in cui mi hai conosciuto
Quindici anni fa
avevo un'altra mentalità
ma una cosa l'avevo capita
eravamo legati per tutta la vita.
In questi ultimi anni ci siamo riavvicinati
e finalmente incontrati.
Molto abbiamo parlato
ed ognuno dell'altro ha imparato.
Di erbologia appassionata
e di arpa sei dotata
mi sei complementare
se aggiungo che di scherma sai tirare.
Se fossi nata in un'epoca passata
una barda saresti stata.
Quando t'ho sentita piangere per amore
il mio cuore ha condiviso il tuo dolore
Quale incantesimo avrei pronunciato?
Uno consolatore od uno per dannare il traditore?
Il mio spirito oscuro aveva già deciso
ma sapevo che tu non lo avresti condiviso
in silenzio son restato
ed a consolarti ho pensato.
Se dell'abbraccio dell'altro abbiam bisogno
chi ci viene incontro è solo il sogno.
Quando avrai bisogno di me
io ci sarò sempre per te.
No devi più aver paura
la notte non sarà mai più così scura.
Il mio bastone la tua strada illumninerà
finchè la tua vita gioia troverà.
Presto ci ritroveremo in quei celtici giardini
per riunire i nostri spiriti affini.
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